lunedì 26 giugno 2017

Plurilinguismo, un po' di chiarezza!

Eccoci tornati qui, allo stuzzicante appuntamento con la più ciarliera delle insalate! Con il caldo di questi giorni, poi, è davvero preferibile ad una zuppa!😁

Prima di addentrarmi nell’argomento di oggi, vorrei con molta commozione fare un enorme ringraziamento ad una persona specialissima ed un’artista unica, Lucrezia Giarratana, che con amore e creatività ha creato per me il mio nuovo logo, che potete vedere come immagine profilo. Nemmeno lavorandoci anni sarei riuscita a farlo così, grazie di cuore! È davvero incredibile, ricevere un regalo così grande dopo appena un post pubblicato, sono stupefatta! Lo considero non solo il mio logo, ma anche il mio portafortuna, e vi invito caldamente ad andare a spulciare un po’ il suo sito, www.lucreziagiarratana.com per scoprire un mondo unico, io resto ogni volta incantata dalla sua inesauribile vena artistica!

Tornando a noi, cercherò di non essere pedante – giurin giurello!  ma prima di entrare nel vivo delle questioni mi sembra doveroso parlare un po’ di cosa significhino bilinguismo e plurilinguismo. Ci sarebbe parecchio da dire, ma il mio blog non ha la pretesa di essere didattico (per quanto io abbia una preparazione alle spalle al riguardo), piuttosto vuole affrontare con praticità, allegria e un po’ di strategia le varie situazioni in cui ci si trova ad essere immersi in contesti plurilinguistici, siano esse frutto di una scelta o del caso.
In parole poverissime, il plurilinguismo è la capacità di comunicare con più di una lingua (alcuni estendono questa definizione anche all’essere semplicemente immersi in un contesto plurilinguistico, mettendo così in evidenza l’importanza dell’apprendimento passivo); se ci pensate bene, probabilmente ognuno di noi è cresciuto sapendo comunicare almeno in italiano e nel proprio dialetto locale. Cosa vuol dire questo, che siamo tutti bilingue? In senso ampio, diremmo proprio di sì, anzi, è la condizione più diffusa, il mero monolinguismo non lo è altrettanto. Non fatevi confondere dalla differenza tra “lingua” e “dialetto”, in linguistica non esistono lingue più o meno “dignitose” o sottoposte ad altre a livello gerarchico, ma solo lingue più o meno diffuse in relazione al loro status sociale. Quello che voglio dire è che, ad esempio, l’italiano è la lingua ufficiale della nostra penisola, ma il siciliano (per dirne uno) ha ugualmente una sua grammatica, una sua fonetica, un suo vocabolario;la sua “subordinazione” all’italiano è una questione storico-culturale, non linguistica. Lingue e dialetti funzionano, linguisticamente, allo stesso modo.
Ricapitolando, se a casa parlate dialetto e in banca italiano, oppure il dialetto non lo parlate ma capite tutto quello che vi dice la vecchietta sdentata che abita di fronte a voi, avrete già capito che la capacità di apprendere più lingue la avete. COME TUTTI. Mi piacerebbe con questo smontare l’inutile mito del “non sono portato per le lingue”. TUTTI sono portati per le lingue, nella misura in cui riescono a comunicare con la propria. Possono esserci persone che trovano lo studio delle lingue più interessante, che amano le parole, che provano una naturale curiosità verso altri modi di esprimersi, altri suoni, altre culture ma chiunque, se vuole   o deve! – può apprendere un’altra lingua, anche in età adulta, in maniera sufficientemente valida da poter condurre la propria vita autonomamente anche in un paese straniero. Gli ingredienti di base sono due: volontà e metodo. Se voi ci mettete la volontà, io condivido con voi tanti piccoli trucchetti imparati in anni (tanti anni!) di studio, lavoro, vita all’estero.


Buona insalata a tutti! 

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