Eccoci tornati qui, allo stuzzicante appuntamento con la più
ciarliera delle insalate! Con il caldo di questi giorni, poi, è davvero
preferibile ad una zuppa!😁
Prima di addentrarmi nell’argomento di oggi, vorrei con
molta commozione fare un enorme ringraziamento ad una persona specialissima ed
un’artista unica, Lucrezia Giarratana, che con amore e creatività ha creato per
me il mio nuovo logo, che potete vedere come immagine profilo. Nemmeno lavorandoci
anni sarei riuscita a farlo così, grazie di cuore! È
davvero incredibile, ricevere un regalo così grande dopo appena un post
pubblicato, sono stupefatta! Lo considero non solo il mio logo, ma anche il mio
portafortuna, e vi invito caldamente ad andare a spulciare un po’ il suo sito, www.lucreziagiarratana.com per
scoprire un mondo unico, io resto ogni volta incantata dalla sua inesauribile
vena artistica!
Tornando a noi, cercherò di non essere pedante – giurin
giurello! – ma prima di entrare nel vivo delle questioni mi sembra doveroso
parlare un po’ di cosa significhino bilinguismo e plurilinguismo. Ci sarebbe
parecchio da dire, ma il mio blog non ha la pretesa di essere didattico (per
quanto io abbia una preparazione alle spalle al riguardo), piuttosto vuole
affrontare con praticità, allegria e un po’ di strategia le varie situazioni in
cui ci si trova ad essere immersi in contesti plurilinguistici, siano esse
frutto di una scelta o del caso.
In parole poverissime, il plurilinguismo è la capacità di
comunicare con più di una lingua (alcuni estendono questa definizione anche all’essere
semplicemente immersi in un contesto
plurilinguistico, mettendo così in evidenza l’importanza dell’apprendimento
passivo); se ci pensate bene, probabilmente ognuno di noi è cresciuto sapendo
comunicare almeno in italiano e nel proprio dialetto locale. Cosa vuol dire
questo, che siamo tutti bilingue? In senso ampio, diremmo proprio di sì, anzi,
è la condizione più diffusa, il mero monolinguismo non lo è altrettanto. Non
fatevi confondere dalla differenza tra “lingua” e “dialetto”, in linguistica
non esistono lingue più o meno “dignitose” o sottoposte ad altre a livello
gerarchico, ma solo lingue più o meno diffuse in relazione al loro status
sociale. Quello che voglio dire è che, ad esempio, l’italiano è la lingua
ufficiale della nostra penisola, ma il siciliano (per dirne uno) ha ugualmente
una sua grammatica, una sua fonetica, un suo vocabolario;la sua
“subordinazione” all’italiano è una questione storico-culturale, non
linguistica. Lingue e dialetti funzionano, linguisticamente, allo stesso modo.
Ricapitolando, se a casa parlate dialetto e in banca
italiano, oppure il dialetto non lo parlate ma capite tutto quello che vi dice la vecchietta sdentata che abita di fronte a voi, avrete già capito che la capacità di apprendere più lingue la avete.
COME TUTTI. Mi piacerebbe con questo smontare l’inutile mito del “non
sono portato per le lingue”. TUTTI sono portati per le lingue, nella misura in
cui riescono a comunicare con la propria. Possono esserci persone che trovano
lo studio delle lingue più interessante, che amano le parole, che provano una
naturale curiosità verso altri modi di esprimersi, altri suoni, altre culture
ma chiunque, se vuole – o deve! – può
apprendere un’altra lingua, anche in età adulta, in maniera sufficientemente
valida da poter condurre la propria vita autonomamente anche in un paese straniero.
Gli ingredienti di base sono due: volontà e metodo. Se voi ci mettete la
volontà, io condivido con voi tanti piccoli trucchetti imparati in anni (tanti
anni!) di studio, lavoro, vita all’estero.
Buona insalata a tutti!
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